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 TESTO 14: Disabilità visiva, adolescenza, identità

 Con bambini o ragazzi con disabilità visiva (ciechi o ipovedenti) è necessario adottare una pedagogia che pre-veda metodi educativi speciali sia a scuola, sia nella vita familiare.

 La pedagogista Roberta Caldin ribadisce l’importanza di lavorare positivamente col ragazzo disabile ma anche con coloro che vivono con lui. Gli inse-gnanti, così come la famiglia, devono avere un approccio pedagogico che rassicuri il ragazzo e lo accompagni fin dall’inizio del suo percorso scolastico.

La cecità e l’ipovisione costituiscono una parte della persona-adolescente e possono causare una parziale limitazione dell’attività personale: spetta all’adulto impegnarsi per accrescere la sensibilità sociale e diffondere una cultura della riduzione dell’handicap che riconosca, nell’in-contro con l’adolescente disabile, prima l’appassionata condivisione dell’umana esistenza e poi il suo deficit.

 Il ruolo educativo dell’adulto si manifesta come cura e attenzione per la giovane generazione, percorrendo un itinerario che dall’interesse per sé si decentra verso l’altro, promuovendo e so-stenendo il processo di costruzione dell’identità dell’adolescente disabile con modalità di pre-venzione educative

 

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